07 Dicembre 2016IL RUMORE DEI SOGNI INFRANTIDi recente mi è stato proposto di tenere alcuni corsi di scrittura creativa, aperti ad un pubblico indistinto.Naturalmente la mia Piccola Musa Ispiratrice, si è sentita lusingata della proposta, e per un paio di giorni si è aggirata in quel limbo dorato che si trova nella mia immaginazione, bella tronfia, petto in fuori e testa alta. Dovevate vederla…uno spettacolo. La trombona però, ha perso smalto e baldanza man mano che appariva chiaro il programma dei corsi. Nulla da ridire in merito, visto che non si trattano di lezioni di pura e semplice grammatica, sintassi e compagnia bella (e ci mancherebbe!). Costretta a parlare di questi argomenti, sarei in grado di annoiare me stessa, i corsisti, i banchi, e gli acari presenti nell’aria. Sarebbe il primo e unico caso al mondo di narcolessia di gruppo. In verità si tratta di corsi ben strutturati, vi riporto giusto per farvi capire cosa intendo, il contenuto delle serate. Prima serata: introduzione al corso. Seconda serata: come si scrive un libro. Stile, personaggi e tòpos. Terza serata: La situazione iniziale. Quarta serata: il conflitto. Quinta serata: la complicazione. Sesta serata: il climax. Settima serata: il dènouement. Ottava serata: la conclusione. Nona serata: stesura, lettura, correzione delle bozze. Decima serata: Gestione dei diritti d’autore. Case editrici e agenti letterariBello, veramente bello. La piccola Musa solo a guardarlo fa le fusa come un gatto. Ronfa che è una meraviglia. Poi però ci pensa un attimo e il suo sorriso perde smalto. Perché? Perché alla fine del corso, verranno selezionati i testi migliori per essere inviati ad un’eventuale casa editrice. Su questo punto la P.M.I. (Piccola Musa Ispiratrice nds) vorrebbe ribellarsi. Già ci sarebbe da ridire parecchio sulla mia capacità di insegnante, non parliamo poi di quella di giudice. Non so se mi intendo. Da scrittrice, quando mando un mio romanzo in visione ad una casa editrice, penso con cuore truce al tizio che lo sfoglierà e dovrà giudicarlo, magari leggendo solo le prime 10 pagine. Non va di certo a questa persona tutta la mia simpatia. E visto che la categoria (sono perfida, lo so) si presta ad una cordiale presa in giro…Pensiamo ad esempio a quei dodici splendidi personaggi che rifiutarono J.K. Rowling. Dodici esperti, di altrettante case editrici, che presero il romanzo di Harry Potter, lo lessero (forse che sì, forse che no) e poi tanti saluti cara sconosciuta, il tuo libro non venderà mai, e pertanto non è adatto al catalogo della nostra C.E. Non venderà mai? MAI? Credo che chi ha detto queste parole, stia ancora dando testate a tutti gli angoli appuntiti che trova. Spero che non ne abbiano a male gli esperti/esaminatori/giudici, volevo solo fare la spiritosa, e in modo contorto mostrare loro tutta la mia comprensione. Di certo, non li invidio proprio. Tenere tra le mani, i sogni di un’altra persona e poterne decidere il destino…troppa responsabilità per i miei gusti. Un lavoro davvero ingrato. Immaginate prendere un romanzo, leggerlo, e poi dover comunicare all’autore che siete rimasti più emozionati e coinvolti nel leggere le controindicazioni della Tachipirina piuttosto che dal frutto delle sue sinapsi. E quindi, tornando al succo del discorso, chi sono io per fare una cosa del genere? La parte infantile che predomina in me, vorrebbe pestare i piedi a terra e fare i capricci. No, no e no! Ma sono adulta e temo che mi toccherà comunque farlo. Quello che posso dire è che sarà un compito che prenderò sul serio. Se dovrò dire: “No, questo libro non funziona” lo farò a ragion veduta, dopo averlo letto attentamente, magari anche due volte se necessario. Credo comunque che porterò una nutrita scorta di cioccolato, che ha ben noti effetti antidepressivi (più che altro per me, non per i corsisti). Perché giudicare fa rima con tante parole, la maggior parte delle quali ha un significato spiacevole: disprezzare, umiliare, privare. Giudicare porta ad infrangere i sogni e il rumore di sogni infranti è terribile, il peggiore in assoluto, potrei dire insopportabile. Quindi pensateci bene, prima di diventare la fonte di quel suono. Il mondo ha più bisogno di melodie piuttosto che di giudici improvvisati.C.F.
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